Chi sono
Mi chiamo Divina Regina, sono una Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Lombardia dal 2016; Psicoterapeuta in formazione, frequento il quarto e ultimo anno del Centro Milanese di Terapia della Famiglia secondo il modello teorico del Milan Approach.
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Psicologia dell'invecchiamento
Negli anni ho approfondito le mia formazione soprattutto nell'ambito dell'invecchiamento normale e patologico.
La demenza è una malattia neurodegenerativa che colpisce secondo i dati dell’OMS, oltre 55 milioni di persone, una delle principali cause di disabilità e non autosufficienza tra le persone anziane rendendo l’assistenza e la cura sempre più difficile e impegnativa.
È la malattia dell’intera famiglia, che stravolge i ritmi e inverte i ruoli. Circa la metà delle persone affette da demenza in Italia viene assistita in casa e spesso le famiglie non hanno gli strumenti e le informazioni giuste per poterla gestire ed affrontare.
La diagnosi paralizza perché non ha cura, non ha soluzione, il familiare si sente impotente di fronte ai cambiamenti repentini del proprio caro e alla difficoltà di non riconoscerlo più, non capirlo; d’altro canto la persona ammalata si sente incompresa e incapace.
Nel mio lavoro offro supporto ai caregiver di persone affette da demenza, sia individualmente che organizzando gruppi di auto-mutuo-aiuto, per cercare di uscire dal senso di impotenza, per favorire una migliore comunicazione con i propri cari malati e fornire strumenti anche pratici per una migliore convivenza e cura.
Il mio modello teorico
Il Centro Milanese di Terapia della Famiglia è una Scuola di Formazione alla Psicoterapia fondata da Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin per trasmettere l’approccio sistemico-relazionale.
Questo approccio è conosciuto nel mondo come Milan Approach.
Gregory Bateson è stato il punto di riferimento epistemologico di Boscolo e Cecchin.
Il focus del lavoro è la relazione anziché la mente individuale, e il contesto in cui essa si trova; è anche la loro connessione strutturale e “la danza di parti interagenti […] vincolata da limitazioni fisiche […] e dai limiti imposti in modo caratteristico dagli organismi” (Bateson, 1979, p. 27).
Il terapeuta che si accosta alla realtà del paziente e al sistema connesso costruisce ciò che esiste mentre lo conosce. Di volta in volta crea mappe, ipotesi, “la mappa non è il territorio” dunque le nostre teorie ed ipotesi non sono riferimenti assoluti, necessitano dell’ascolto dell’individuo e del sistema, della conoscenza delle loro mappe e delle loro premesse.
I punti cardini di questo approccio rimangono: l'ipotizzazione, la circolarità , la connotazione positiva, la creatività, la curiosità e l’irriverenza , l’attenzione agli affetti e alle emozioni, l’attenzione alle narrazioni e al tempo.
Attraverso la mia pratica professionale, offro alle persone uno spazio dedicato all'osservazione e alla riflessione sulle proprie emozioni, pensieri e relazioni. L'obiettivo è aiutarle a comprendere meglio le dinamiche che potrebbero essere all'origine del loro disagio.
Attraverso un processo di dialogo e l'impiego di tecniche specifiche, lavoriamo insieme per de-costruire e identificare i problemi sottostanti, con l'obiettivo finale di facilitare un cambiamento positivo.
La relazione di fiducia e collaborazione tra il terapeuta e il cliente è al centro di questo percorso, che coinvolge sedute periodiche di lavoro strutturato.
L'obiettivo finale è guidare le persone a superare la sofferenza, riscoprire le proprie risorse e intraprendere un percorso di crescita personale.
“Siamo stati abituati a immaginare le strutture come cose fisse. Ciò è più facile e comodo, ma è una sciocchezza. In verità, il modo giusto per cominciare a pensare alla struttura che connette è di pensarla in primo luogo (qualunque cosa ciò voglia dire) come una danza di parti interagenti e solo in secondo luogo vincolata da limitazioni fisiche di vario genere e dai limiti imposti in modo caratteristico dagli organismi”. Gregory Bateson
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